martedì 6 dicembre 2016

Space invaders, Nona Fernández

Ogni tanto mi chiedono perché continui ad andare alle fiere dell’editoria. «Proprio tu che detesti la confusione! Ma che ci vai a fare?». Mi piace incontrare chi lavora tra i libri, ascoltare le loro storie, scoprirne di nuove; mi piace osservare gli autori, mi piace sbirciare tra i titoli acquistati dagli altri. Mi fermo agli stand di case editrici in cui non mi sono mai imbattuta in precedenza, mi faccio suggerire un paio di titoli e li porto a casa contenta. Prima o poi li leggerò.
È accaduto così con Space invaderspubblicato da Edicola ediciones, casa editrice garibaldina fondata da Paolo Primavera tra Cile e Abruzzo. Ho conosciuto l’editore per caso all’ultimo salone del libro di Torino; mi ha incuriosito il progetto di una casa editrice nata ad Ortona, all’interno dell’edicola di famiglia, con l’intento di unire l’amore per l’Abruzzo con l’amore per il Cile.
L’editore mi ha consigliato questo librino di Nona Fernández, nata a Santiago del Cile nel 1971, sceneggiatrice e scrittrice. Ho letto la frase di Perec (da La camera oscura) messa in esergo e mi sono fidata.

“Sono sottomesso da questo sogno:
so che non è altro che un sogno,
però non riesco a fuggirgli”.

Perché dovresti spendere 10 euro per un romanzo breve edito da una piccola casa editrice semi sconosciuta?
Banalmente, per la cura editoriale, per l’impaginazione, l’assenza di refusi e il piacere di avere una storia in cui rifugiarti mentre fai la fila all’ufficio postale. Ancora più banalmente, perché la bellezza di un libro non si misura nel numero di pagine né in euro spesi. Ma, soprattutto, potresti comprarlo se non hai mai visto il Cile di Pinochet con gli occhi di un adolescente.
Ho letto le pagine della Fernández in uno stato di torpore: il volto della piccola Estrella Gonzales che mangia una baguette con crudo e formaggio nel cortile della scuola si sovrappone ai ragazzini che corrono; i servizi segreti, intanto, sgozzano il leader sindacale Tucapalo Jimenez. Ho troppo sonno, dovrei spegnere la luce, ma vengo distratta dalle voci di un gruppo di ragazzetti che intonano qualcosa mentre marciano. Marciano e battono le mani ma non capisco cosa dicano. Lanciano volantini rossi, qualcuno urla “marcia della fame”; hanno appena dodici anni, non dovrebbero marciare, vorrebbero solo correre, ridere, abbracciarsi e capire cos’è questa storia che la gente scompare quando si mette in politica.

Non è possibile che si sia messo in politica perché è ancora piccolo, dice Maldonado. […]
Invece no, per alcune cose non siamo così piccoli, risponde Bustamante. Si tratta di politica. Tutto è politica. A che serve. Chi se ne importa. Ma c’è un motivo se non si può essere politici, c’è un motivo se è proibito dal governo. Non è giusto che si proibiscano le cose.
Qualcuno lo sa cosa significa occuparsi di politica?

Basta con queste sciocchezze. Adesso devo dormire. Chiudo gli occhi e vedo corone di fiori, bare, corpi in mille pezzi, un altro funerale. Dove sono finiti i bambini che giocano a Space invaders?
Oggi che non sono più così piccoli hanno capito cosa significhi occuparsi di politica? Chi è sopravvissuto, sogna ancora protesi e mani di ricambio? Ha imparato a distinguere gli incubi dalla storia?  
Mi rassegno ad accendere la luce, scompare Pinochet però resta l’inquietudine per quel gioco della morte in cui non si riesce mai ad attaccare. Ci si può solo difendere.  


Anche Edicola ediciones sarà alla Fiera romana Più libri più liberi (stand H07).
Qui, invece, trovate una bella intervista a Nona Fernández, realizzata dall’ottimo Andrea Pennywise. Della stessa autrice sta per uscire in Italia Mapocho, edito da gran via edizioni (stand E20), altra casa editrice a me poco nota. Mi sa che andrò a curiosare.

Nona FernándezSpace invaders, trad. Rocco D'Alessandro
Edicola ediciones, Ortona, 2015.


2 commenti:

  1. L'edicola che diviene casa editrice è come il passaggio da notizie di un giorno al romanzo di una vita, come labile granello di sabbia che diviene solido granito. Ecco, già una creazione nata così è sufficiente a farmi comprare un libro, fosse anche solo di cinque pagine di cui la prima, seconda, terza e quarta ne formano la copertina.

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    1. In fiera ho comprato altre due cosette dai compagni di stand dell'edicola. Questi altri si chiamano Caravan edizioni e promettono bene.

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