mercoledì 25 ottobre 2017

Partiture per un addio, Paolo Agrati

Io e la poesia abbiamo un rapporto altalenante.
Neanche con la morte vado troppo d’accordo. Con il suicidio, poi, non ci siam rivolti la parola per anni. Ho sempre spostato lo sguardo altrove ogni volta in cui una voce annunciava l’interruzione della metropolitana a causa di un incidente sopravvenuto.
«Ma che n’altro suicidio? Proprio quando stacco da lavoro io. C’avevo pure ‘na cena…».
«L’ennesimo imbecille che ha bisogno del colpo di scena finale!».
Battutine sceme per combattere il silenzio; umorismo da strapazzo per nascondere la paura, la disperazione, quella vocina che ti si insinua nella testa, immagini di litigi con il compagno, il mutuo da pagare, la pasticchina per combattere l’insonnia, quel senso di vuoto che tu forse non puoi comprendere anche se… Ci vuole più coraggio ad affrontare la corrente o a lasciarsi travolgere? Ad aprire il tubo del gas o ad entrare in una sala operatoria?


Paolo Agrati racchiude sprazzi di vita in pochi versi, partendo dal momento dell’addio. Nel silenzio della sera, ho ascoltato la sua voce con le musiche di Simone Pirovano in sottofondo e ho visto sfilare esistenze che un tempo avevano danzato, sorriso, accarezzato la testa bionda di un bimbo, baciato una donna elegante, fumato una cannetta tra amici. E poi hanno voltato le spalle, salutandomi di sfuggita. Frammenti di vita prima del nulla.
Non ho ancora fatto pace né con la morte né con il suicidio, ma sto cercando di non abbassar più lo sguardo.


Paolo Agrati, Partiture per un addio, Edicola Ediciones.

Qui puoi ascoltare la voce di Paolo Agrati mentre recita le sue poesie con le musiche di Simone Pirovano in sottofondo.   

Nessun commento:

Posta un commento

Il tuo commento sarà visibile dopo l'approvazione.